martedì 31 maggio 2011

“Crono Silente”, poesia nata dal dettato della vita


“Crono Silente”, poesia nata dal dettato della vita

Nell’auditorium “Sant’Anna” di Zafferana Etnea, Salvo Patanè e Luisa Spampinato in qualità di relatori hanno introdotto la presentazione del primo libro di poesie di Grazia Calanna dal titolo “Crono Silente”. Le letture sono state affidate all’attore Pasquale Platania. Un momenti musicale, con il duo Teresa Esposito Faraone e Giulia Melito, violiniste dell’orchestra sinfonica dell’Ersu di Catania, ha impreziosito l’evento. Nella prefazione, la scrittrice Savina Dolores Massa, dice: “Solo penetrando Il mito di ‘Crono’ possono apparire limpide le parole di Grazia Calanna, esposte senza abiti, senza culle, senza carillon pietosi negli imbrunire silenziosi, amputati”. Il curatore del libro, prof. Mario Grasso, ha aggiunto: “La formula espressiva di Grazia Calanna presenta il privilegio di esser conosciuta ad apertura di pagina. E questo il primo merito che ne garantisce autenticità incisive”. E ancora: “La poesia è sempre un resoconto di vita, un gesto-atto ossimoro, superiorità-umiltà, come tale è ogni diario in pubblico senza velature di belletti o suoni di stranianti carillon”. Una delle poesie dell’autrice, di grande attualità, “Lampedusa”, recita: ‘Note preconfezionate / stordiscono / coscienze bruciate dal sole / Sorrisi laccati / annegano nel mare / dell’indifferenza / Sogni cristallini / s’infrangono / contro lo scoglio / dell’umana bramosia / Vita scivola via… / tra silenziosi frastuoni”. Come commenta inoltre il critico letterario Luigi Carotenuto: “Una poesia alla ricerca dell’essere puro, eterno, consapevole dell’incapacità del linguaggio stesso di afferrare le cose, i concetti (La parola / incompleta carceriera), volta verso essenze celesti e albe sorridenti dove smettere, finalmente, di cercare risposte”.
Qual è il messaggio centrale della silloge “Crono Silente”?
“I messaggi sono molteplici per un unico destinatario: l’uomo. Dall’assillo per il tempo che corre via a nostra insaputa e del quale siamo sempre meno padroni, all’odierno paradosso della non comunicazione. Liriche nate spontaneamente dal dettato della vita”.

Salvatore Cifalino
(La Voce dell'Jonio -PERIODICO CATTOLICO D'INFORMAZIONE online )

lunedì 30 maggio 2011

Grazia CALANNA “Crono silente”


Grazia CALANNA “Crono silente”
Pubblicato da Giovanni Nuscis su maggio 30, 2011
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/05/30/grazia-calanna-crono-silente/

“C’è chi concede briciole/avaro/C’è chi si sbriciola/altruista/C’è chi finirà in briciole/avido/C’è chi di briciole risorgerà/azzurro…”. Sembrano uscite dal gioco lieve e combinatorio della lingua, questi versi tratti da Crono silente di Grazia Calanna (Prova d’Autore –Catania, 2011); non senza, come in questo caso, un’ironia amara. Levità, dicevamo, che percorre buona parte della raccolta, (“Fiera feccia/dà briciole/Chèto cuore/si sbriciola/Sozza melma/in briciole/Erto mèro/di briciole”; “Spaccio di specchi allo spaccio/Spaccio tempo allo specchio/Spacciati allo specchio allo specchio del tempo”; “Condizionante condizionamento lento/aria pesante/pungente/morsa la mente/duole silente”), con versi brevi senza punteggiatura, giocando con assonanze e rime, termini polisenso. Altri testi della raccolta (“Ho percorso/cieco e scalzo/un cammino/lastricato di spilli aguzzi/arrugginiti da fiumi di lacrime invisibili/versate in silenzio/Ho sempre saputo/che saresti tornata/Ho atteso/e sopportato/il peso grave dell’assenza/Sfinito ti accolgo/e sfamo il mio dolore/con il cibo della vita/che mi rendi” (Il cibo della vita); “Note preconfezionate/stordiscono/coscienze bruciate dal sole/Sorrisi laccati/annegano nel mare/dell’indifferenza/Sogni cristallini/s’infrangono/contro lo scoglio/dell’umana bramosia/Vita scivola via…/tra silenziosi frastuoni” (Lampedusa), danno espressione a sentimenti e pensieri con lingua standard, mediatica, descrittiva più che evocativa. Ma buona parte del libro è costituita da componimenti brevi, epigrammatici (“L’attesa consuma i giorni/essiccandoli come fiori al sole/disidratata la vita si spegne/tra grigi frastuoni di logorroici silenzi” (Logorroici silenzi); “Fantasmi diurni/popolano il nostro tempo/oscurando giornate senza storia/gessate con occhi di anonime statue (Gesso). Gli esiti migliori (tra tutte, Klonatale, Il cucchiaio, Impari, Briciole, Gesso) si hanno quando il dettato si fa più morbido e misurato, e la lingua s’asciuga, ed affiora senza retorica uno sguardo arguto sul mondo e su noi stessi. (gn)
Klonatale
Non basta
gettarsi
nel turbine
di mille
inutili
snervanti
cose da fare
sorrisi/laccati
fiocchi/balocchi
tavole/imbandite
nastri/dorati
messaggi/clonati
Fuggire
*
Impari
Quel che resta di noi
ci si accanisce contro
in una lotta impari
Col passo indigesto calpesti
incurante
le tue stesse polveri
*
Briciole
C’è chi concede briciole
avaro
C’è chi si sbriciola
altruista
C’è chi finirà in briciole
avido
C’è chi di briciole risorgerà
azzurro

Fiera feccia
dà bricole
Chéto cuore
si sbriciola
Sozza melma
in briciole
Erto méro
di briciole
*
Gesso
Fantasmi diurni
popolano il nostro tempo
oscurando giornate senza storia
gessate con occhi di anonime statue
Grazia CALANNA
CRONO SILENTE
(Prova d’Autore –Catania, 2011)
Prefazione di Savina Dolores Massa
*
Grazia Calanna è nata a Catania. Laureata in Scienze Politiche, indirizzo Politico-Internazionale, dal 1989 esercita attività giornalistica. Direttore responsabile del periodico culturale L’EstroVerso (www.lestroverso.it ), dal 2001 collabora con il quotidiano La Sicilia. Crono silente è la sua prima raccolta poetica.

venerdì 27 maggio 2011

Crono Silente


Crono silente

Note preconfezionate\stordiscono\coscienze bruciate dal sole\Sorrisi laccati\annegano nel mare\dell’indifferenza\Sogni cristallini\s’infrangono\contro lo scoglio dell’umana bramosia\Vita scivola via…\tra silenziosi frastuoni. (Lampedusa tratta da “Crono Silente”).

Poche parole ma cariche d’intenso significato, parole che racchiudono interi concetti volti all’infinito come piccole camere silenziose in un cielo avaro di sentimento, privo di valori, volto più all’esteriorità delle cose che all’interiorità preziosa dell’anima, essenza vera della vita. Attuale è l’argomento di “Lampedusa”, due braccia spalancate al prossimo nonostante le molteplici complicanze, le coscienze dei lampedusani sono bruciate più dalle circostanze che dal sole cocente; nei loro volti i sorrisi sono forzati, sembrano quasi smorfie mimiche che velano il pianto. I sogni si scontrano contro lo scoglio dell’indifferenza e della “bramosia” inetta dell’umanità mentre la vita trascorre ignara, silenziosa ed inesorabile, incurante del frastuono che la circonda.

Crono è un vulcano che s’inginocchia alle proprie interiorità, come scrive Savina Dolores Massa nell’affascinante, lirica prefazione alla raccolta. Sono i nostri silenzi che gridano più forte di tutto, è il nostro pensiero che squarcia quella irriverente sorte umana che chiede la “giusta” giustizia divina.

Umile, un volto pulito segnato dall’emozione controllata a stento, un’eleganza sobria, semplice portata con la disinvoltura di una donna ben conscia delle proprie potenzialità intellettive: questa è Grazia Calanna, autrice della raccolta, il fiore più bello tra quelli portatele in dono in occasione dell’evento celebrativo. Catanese, laureata in Scienze Politiche, indirizzo Politico-Internazionale, giornalista per l’autorevole quotidiano “La Sicilia”, Direttore Responsabile del periodico culturale “L’EstroVerso (www.lestroverso.it), formatore in “Scrittura professionale, Editing e Comunicazione didattica al C.I.S. (Corso italiano scritto-facoltà di Lettere di Catania).

Introduce la serata Vladimir Di Prima, scrittore, che esorta gli astanti a scrivere, a riprendere quell’ormai dimenticata arte sostituita dal mondo tecnologico esanime del nostro tempo. Relatori della serata sono: la docente di lettere Luisa Spampinato e l’arch. Salvo Patanè, vice Presidente Comm. Cons. Cultura Provincia Regionale di Catania. Nell’intervento di quest’ultimo si cita Platone nella teoria delle due “metà”: l’uomo è alla continua ricerca della propria parte mancante. La poesia è “destabilizzante” perché nemmeno chi la scrive è capace di spiegarne appieno l’emozione che conduce alla sua nascita; il poeta scrive sotto dettatura unica, balenante, istantanea di un particolare ed irripetibile momento. Ciò significa che, chi ha l’onore ed il piacere di spiegarla, si perde nelle parole di lei, è disorientato dalla bellezza intrinseca della musicalità. E’ un pensiero nel pensiero, una sorta di “Zibaldone” leopardiano.

I versi carichi di trasporto emozionale di Grazia Calanna vengono letti ed interpretati, nella circostanza, dal bravo ed elegante attore Pasquale Platania, in arte Lino De Motta, mentre i momenti musicali sono affidati ai due violini di Teresa Esposito Faraone e Giulia Milioto dell’orchestra sinfonica ERSU.

Pensiero\si espande\-lentamente-\Penetra\-bramoso-\tra le viscere\Vita\-sdrucciola-\altrove…\E’ gas\-intorno-\Il vuoto\tra le stanche mani.

Dalle “viscere” nasce la poesia che muore poi nel vuoto di tutto ciò che ci circonda.

Grazia Calanna ha saputo cogliere il “mistero poetico” che attanaglia l’anima in un mare infinito d’emozioni.

Ed il naufragare è assai dolce in questo mare.

di Antonella Sturiale (www.italianotizie.it)

giovedì 26 maggio 2011

CRONO SILENTE - Calanna una poesia senza carillon


Basterà ricordare un particolare del pensiero di Pitagora per orientarci nel castello di luci che Grazia Calanna ha disposto lungo le coinvolgenti pagine del suo primo libro di poesia "Crono silente" (ed. Prova d’Autore). Pitagora affermava che il mondo in cui viviamo è pervaso da una misteriosa armonia che noi non cogliamo perché vi siamo immersi fin dalla nascita e vi abbiamo fatto talmente abitudine da non essere più capaci di percepirne la caratterizzazione. Ebbene? Dopo aver letto le sessantatrè liriche di Crono silente, ne abbiamo acquisito una nostra chiave di interpretazione pensando alla proposta pitagorica, quella dello scorrere del tempo, acqua cheta che rovina i ponti, e quella dell’incessante duolo della vita, insito nella natura di ogni essere umano e quindi, a suo modo, "armonia" anche se amara e non dispensatrice di gioie e delizie: "Mondo ostile / traverso le tue lande desolate / ti ritrovo / lungo un tortuoso cammino / ripiegato su te stesso / orfano di verbi / (…) miscugli di cenere e lacrime amare / voglio dipingere quello che sento". Cenere e lacrime amare, dunque, potrebbe essere la costante della "armonia". Grazia non ha dubbi, infatti ci confida: "voglio dipingere quello che sento" perché è questa l’armonia del mondo, quella che tutti ascoltiamo fin dalla nascita e che non smette di seguirci lungo il tortuoso evolversi di questa vita nella quale ogni essere umano è delegato a portare dentro se stesso una propria croce. Una poesia, questa di Grazia Calanna, che cela, sotto l’accattivante accessibilità la via maestra del comunicare a ogni lettore, con l’ umiltà propria di chi non ha bisogno di belletti per presentare tutte le sfumature sull’impervio di ogni condizione esistenziale. "Senza carillon" ha scritto Savina Dolores Massa nella prefazione condivisa dalla magistrale nota di Mario Grasso in bandella. È, infine, la scrittura di Calanna, un coerente esempio di stile poetico, riconoscibile ad apertura di pagina per l’asciuttezza definitoria del verso, rigorosamente scevro da fumose esibizioni retoriche.

Stefania Calabrò



(La Sicilia – Cultura 25 maggio 2011)

mercoledì 25 maggio 2011

Copertina CRONO SILENTE di Grazia Calanna

Lampedusa di Grazia Calanna

Lampedusa

Note preconfezionate
stordiscono
coscienze bruciate dal sole
Sorrisi laccati
annegano nel mare
dell’indifferenza
Sogni cristallini
s’infrangono
contro lo scoglio
dell’umana bramosia
Vita scivola via…
tra silenziosi frastuoni

da "Crono Silente" di Grazia Calanna (ed. Prova d'Autore)

giovedì 19 maggio 2011

Ipotesi (Crono Silente di Grazia Calanna)

Ipotesi


Potessi

incontrare

il mio sguardo


Smetteresti

di cercare risposte



Potessi

stringerti

un’ultima volta

sarebbe per sempre


(da Crono Silente di Grazia Calanna - Edizioni Prova d'Autore)

martedì 17 maggio 2011

Di un dono, la virtù di Grazia Calanna




A riceverla in dono, la comprensione, ci si sente eletti. Ebbene desidero rinnovare il mio grazie alla casa editrice Prova d’Autore di Nives Levan e al curatore letterario Mario Grasso che hanno incoraggiato e sostenuto la pubblicazione della mia silloge poetica, Crono Silente. Questa pubblicazione mi onora per un molteplice ordine di ragioni delle quali, siate o meno interessati, confortata dall’idea che ogni lettore è libero di voltare pagina, gradisco parteciparvi. Anzitutto, ricollegandomi all’articolo apparso all’interno della nostra rubrica Controsensi, l’essermi (s)mossa - dopo anni di titubanze - in virtù della limpida consapevolezza che pubblicare un libro non è un diritto al pari del diritto alla lettura; l’essermi affidata ad una vera casa editrice, incorruttibile, e a un curatore di estese doti umane e professionali, per dirla con le parole di Giuseppe Amoroso, un letterato con una “vocalità della scrittura che è capace di mettersi al servizio di ogni tema”. “Animoso agonista - sovviene anche una frase di Stefano Lanuzza -, degli ultimi decenni letterari, radicato nel proprio territorio e, al contempo, aperto alle vicende universali come professato dalla rivista Lunarionuovo da lui diretta”. Periodico per il quale hanno scritto, tra gli altri, Andrea Zanzotto, Maurizio Cucchi, Vivian Lamarque, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino e Italo Calvino.

www.lestroverso.it n.3/2011

venerdì 6 maggio 2011

Crono Silente di Grazia Calanna
Recensione a cura del poeta e critico Luigi Carotenuto

“Al confine col cielo” la poesia di Grazia Calanna, dilacerata da una costante ansia metafisica. Versi come passi di danza, danza sui carboni ardenti di un mondo “sordido” e “scoscenziato” che, babelicamente, “parla lingue confuse”. La forza delle verità assolute, spesso “indigeste”, guida il cammino di un libro dal lessico intriso di dolore e sapienza, fede e accettazione mai rassegnata. Agguerrita contro ogni ingiustizia e indifferenza umana, lucida fotografa di miserie esistenziali, la lirica, a tratti espressionista, dell'autrice, ha per compagno infedele il silenzio, declinato nelle sue molteplici sfumature psicologiche (è custode, sconosciuto, logorroico, doloroso, madido, placante, invadente, stolto), quasi fosse vera e propria camaleontica persona. Altro protagonista della silloge, Crono, tiranno dalle “mani piromani”, il tempo divorante che ingurgita l'uomo nel suo “baratro”, incenerisce i sogni e reclude in spazi asfittici “contronatura”. Alla quotidianità asservita a Crono, malata di fretta, si oppone la “maestria” dell'anziano, vero “signore del tempo”, l'ingenuità infantile (Ignaro / un fanciullo disegna arcobaleni di quiete) e nemmeno la morte fa più tanta paura anzi diviene complice di senso e “stupore” (Dipartita / riporti in vita / ricordi avviliti dalla vita / gemme di sale in gocce di senso rinvenuto). Una poesia alla ricerca dell'essere puro, “eterno”, consapevole dell'incapacità del linguaggio stesso di afferrare le cose, i concetti (La parola / incompleta carceriera), volta verso essenze celesti e albe sorridenti dove smettere, finalmente, “di cercare risposte”.

Crono Silente di Grazia Calanna

Nebbia-Ghigliottina
di Savina Dolores Massa

Dove si va, intrecciando le proprie dita a quelle di Grazia Calanna? Dita di mani o di piedi? Tutte, e quindi dove si va se ci si può ferire con spilli arrugginiti o rischiare di restare, per sempre, immobilizzati dentro un fosso di lacrime di pece? Si va, senza un’attesa di risposte, sotto vulcani di Sicilia e tane per conigli dagli occhi color mavì, tra contrabbassisti e violinisti che hanno perduto il senno e ancora quella pece, per corde che stonano qualunque canto pensato per omaggiare il mare. O chi? Crono? L’assassino di se stessi clonati può essere cantato in versi? Può, temendogli l’immaginazione, perdonandogli la crudeltà, raccogliendogli la sorte.
Pensiero /si espande /- lentamente - / Penetra /- bramoso - / tra le viscere / Vita / - sdrucciola - / altrove… / È gas / - intorno - / Il vuoto / tra le stanche mani. Crono è il vulcano che si china sui propri lapilli ancora tiepidi, che vi sputa sopra impedendogli l’estremo gusto per la vita che concede perfino un’agonia. Dunque abbiamo deciso di intrecciare le dita a quelle di questa poetessa portatrice sana di solitudine: non sarà semplice il cammino, l’ho detto dal principio. Una solitudine senza colpe, ma che colpe diventano, macigni, come quello avuto in fasce, figlio, da Crono. Così dice la mitologia, che torna ad accompagnare le esistenze, maschili o femminili che siano. Solo penetrando il mito di Crono possono apparire limpide le parole di Grazia Calanna, esposte senza abiti, senza culle, senza carillon pietosi negli imbrunire silenziosi, amputati. Il frastuono del silenzio / sgretola l’anima / Stilla dopo stilla / la vita si scioglie / senza mai sorrisi/recisi…senza mai certezze/carezze…
Perché? Perché la lama dell’impotenza trafigge il cuore inondando il cammino di fiumi color porpora… Si attende, di fronte a un mare di carta marmorea priva d’onde e di balocchi, la secca del fiume, per poter dire, finalmente, Adesso la mia colpa cadrà dentro l’assenza dell’attesa. Forse anche la nebbia mensile, puntuale come una ghigliottina, come una gogna, scomparirà. Sono certa che un candido coniglio saprà lasciare il suo comodo cilindro di magie per consolare quei precipizi di pungente lucidità che assillano l’intera scrittura di una poetessa che dovrà imparare a scordare Crono, per sopravvivere. Se imparerà che dalla sozza melma sono capaci di sbocciare piccole pietre di pece di Sicilia, limpide, figlie. Solo allora smetterà di dialogare con i fantasmi diurni delle sue giornate gessate, e camminerà con indomita fierezza, senza desiderare la distruzione della sincerità degli specchi, una volta messa a tacere la “convenienza” dell’omologazione.
Chi aveva suonato gelidi assoli, tacerà l’indiscrezione, laverà la lama indifferente alla carne già ferita. Nasceranno nuove orchestre con voci differenti di inutili nutrici, e saranno canti e suoni mai uditi in alcun luogo, non semplici, ma sinceri, non felici, ma capaci di preferire la burla al serio. Sarà questo il momento in cui anche gli oggetti zitti mostreranno la lingua e il riso, senza pentimento nello svolgimento della loro vita.
Grazia Calanna. Il principio fu il mito di Crono, silente. Silente non lo è stato. Non per me avvezza ad ascoltare più il disagio che la comodità. Ad essere, più il disagio che la comodità. Lascio ad altri il compito saggio di “esaminare” e “definire” la scrittura dell’autrice di questo meraviglioso poemetto. Non l’ho letto in quanto “critica”. L’ho letto, e ingoiato amaramente, in quanto donna destinata (forse da un dio contemporaneo?) ad uccidere i propri embrioni. La mia lettura è quindi certamente distorta dagli specchi che continuo, ostinatamente, a tenere appesi alle pareti. Grazia Calanna mi perdonerà: la generosità dei suoi versi mi porta a pensarlo.
Versi privi di ninnoli e di acchiappasogni. Nessuna moina in questo volume: fatti.
Sarà difficile staccare le mani da quelle di Grazia Calanna: alla conclusione dei suoi versi, la sua pece sarà divenuta anche la nostra. Oblìo cinerino. Mancate coincidenze. Intraducibile silenzio.